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Rassegna stampa
2007-08-00
Il restauro dell’arte contemporanea.
Un convegno a Fiumara d’arte
di Giuseppe Basile
in «Arte e critica», agosto 2007, p. 72
L’interesse per i problemi posti dalla conservazione e dal restauro
dell’arte contemporanea è troppo recente perché ci possa essere quella
base ampia di convergenze sotto l’aspetto metodologico che ormai
caratterizza la conservazione ed il restauro dell’arte precontemporanea.
Se poi si passa all’aspetto tecnico-scientifico la situazione appare
ancora più grave, data l’estrema carenza di studi ed esperienze analoghe a
quelle esistenti per i manufatti artistici precontemporanei: con
l’aggravante di una infinitamente maggiore varietà dei materiali
impiegati, praticamente illimitata – e spesso come è ben noto –
programmaticamente reperiti dall’artista tra quelli più rapidamente
degradabili.
Inutile osservare che di conseguenza la formazione per la conservazione ed
il restauro dell’arte contemporanea riflette la stessa situazione di
assoluta inadeguatezza, o forse sarebbe meglio dire che se ne percepisce a
stento l’esistenza.
In realtà, tutto si riduce a due o tre iniziative abbastanza recenti e
pertanto prive della necessaria disanima del tempo: che comunque parrebbe
confermare la bontà del tipo di formazione “tradizionale” in uso per il
restauro dell’arte precontemporanea – intendo dire quella esemplificata
sul modello messo a punto da Cesare Brandi per l’Istituto Centrale del
Restauro, non certo quella di tipo artigianale legato all’apprendimento
meramente pratico in bottega.
Anzi, è proprio nell’approccio al restauro dell’arte contemporanea che
quel tipo di formazione mostra ancora più evidenti i suoi limiti, se si
considera quale enorme bagaglio culturale si richiede al restauratore sia
per la definizione dei prodotti e delle tecniche di intervento
conservativo che, a maggior ragione, per la individuazione del tipo di
interpretazione più aderente ai caratteri propri dell’opera.
Ad estere più precisi, la vieta concezione del restauro come attività
artigianale non si dovrebbe neppure porre: quale capacità mimetica può
essere utile o addirittura necessaria per eseguire il restauro di un
monocromo o di un manufatto optical? E di quale tipologia artigianale ci
si potrebbe servire: del tinteggiatore, dell’elettricista, dello
stacchino, del ristoratore o di chi altri?
Il tema, prima ignorato o al massimo velatamente suscitato, è andato
sempre più chiaramente proponendosi in questi ultimi mesi, per esempio –
per citare solo casi a me noti – in occasione delle giornate di studio
dedicate al centenario della nascita di Brandi alla Galleria Nazionale
d’Arte Moderna di Roma (14 ottobre u.s.), alla Fondazione Burri a Città di
Castello (24 ottobre u.s.), al Salone del Restauro di Ferrara (25 marzo
u.s.).
Una prima risposta viene data dall’ICR, che ha aggiunto un area, quella
appunto del restauro dell’arte contemporanea, a quelle che precedentemente
costituivano le scuole, ma senza dubbio in maniera quantitativamente del
tutto inadeguata (4-5 per ciascun anno, che però non potrebbero essere di
più per l’attuale situazione di carenza di risorse finanziarie ed umane,
insufficienza di spazi, etc. di cui soffre l’ICR).
Va quindi segnalata l’iniziativa da parte della Fondazione Fiumara d’Arte
di dare inizio entro la fine di quest’anno ad una attività permanente di
formazione per il restauro dell’arte contemporanea che serva allo stesso
tempo ad assicurare alle opere presenti nella Fiumara e nell’Hotel
d’artista un controllo ed una attività di manutenzione che soli ne possono
garantire la durata nel tempo. Il progetto però è ancora più originale e
complesso, perché prevede anche l’educazione alla progettazione di nuove
opere, di cui le prime saranno realizzate nei prossimi mesi. Esso prevede
il necessario coinvolgimento delle realtà operanti sul campo, sia a
livello nazionale che locale e quindi le strutture periferiche
dell’Assessorato regionale BC, le Università siciliane, le strutture
specialistiche nazionali (DARC, ICR, GNAM) e ne costituisce premessa
indicativa il Convegno “Fiumara d’arte Segni nel paesaggio:
valorizzazione, conservazione e progettazione”, in collaborazione con
l’Associazione Amici di Cesare Brandi e a cura di chi scrive, che ha avuto
luogo a Fiumara il 26 maggio scorso.