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Rassegna stampa
2006-10-12
Brandi e l'istituto del restauro
L'avvocato del bello
di Elisabetta Rasy
in «Corriere della Sera» (Cronaca di Roma), 12 ottobre 2006, p. 1
Due anniversari in uno, ma non si tratta di un accostamento formale.
L'Istituto del Restauro compie sessantacinque anni: lo fondò Bottai
nell'ottobre del '41 e, malgrado l'epoca infausta di quella nascita, è
diventato negli anni una realtà di vitale importanza per il nostro
patrimonio artistico e un punto di riferimento internazionale. La prima
direzione, che coincise con la sua precisa definizione, fu affidata per
vent'anni a Cesare Brandi, di cui quest'anno ricorre il centenario della
nascita.
Nelle giornate ottobrine (il 18 e 19 a Palazzo Poli) che ricordano insieme
le due date si stabilisce un nesso tra il luogo e il suo primo direttore
che non è soltanto celebrativo. Lo studioso infatti fu non solo un
eminente storico dell'arte ma, in tutto l'arco della sua attività, un
instancabile combattente per la salvaguardia dei beni artistici e
territoriali italiani, di cui era formidabile conoscitore. Basta scorrere
la nuova edizione di «Terre d'Italia», da poco pubblicata da Bompiani, per
rendersi conto della qualità dello sguardo di Brandi sul Bel Paese. I
luoghi sono legati alla loro storia, ai sentimenti di chi li abita, alle
idee che li hanno fatti esistere, sono osservati nel loro splendore ma
anche nella desolazione che la loro distruzione ha provocato. C'è, in
questi racconti di viaggio che sono insieme una verifica sul campo,
l'affermazione di un legame preciso tra urbanistica, architettura, ogni
espressione estetica, e il suolo con la sua storia. Ogni tassello del
mosaico, il grande mosaico artistico che l'Italia rappresenta, è vincolato
all'altro, non basta un buon museo o un monumento eccezionale a compensare
gli scempi edilizi, l'incuria, la mancanza di rispetto per l'ambiente. In
questo la posizione di Brandi a favore di un restauro conservativo, che
rispettasse cioè il corso del tempo senza l'arroganza del ripristino e
l'arbitrio delle manipolazioni, non fu soltanto un'innovazione destinata a
fare scuola e a produrre tecniche migliori, ma anche una lezione morale e
storica oggi più valida che mai, soprattutto per la nostra regione, dove
la speculazione e il dissesto del territorio hanno prodotto guasti
gravissimi. Brandi, avvocato-detective contro i delitti compiuti sul corpo
vivo del paesaggio, ci ha insegnato che l'amore per il bello è prima di
tutto impegno — culturale, politico, civile, istituzionale — e che il vero
restauro non è soltanto quello che cura la malattia ma quello che la
previene.