Risvolto di copertina:
Riproposto oggi, dopo
trent'anni, in una veste profondamente modificata, con un inedito "Ricordo di
Elsa Morante", questo "bellissimo libro", come lo definí Valentino Bompiani,
forse era destinato ad apparire diverso. Già quando uscì, nel 1970, rappresentò
un'eccezione rispetto ai precedenti libri di viaggio. Non a caso "A passo
d'uomo" è il suo titolo, perché "l'arte - dice Cesare Brandi - non è un
sovrappiú, non è un lusso, ma la realtà propria, quella che non è data ma che
l'uomo si dà". È questo il fondamento ideologico del libro. Precisamente 'a
passo d'uomo', dunque a esatta misura umana, egli ci conduce lungo un itinerario
di paesaggi e avvenimenti artistici che non possiamo ignorare o 'non vedere'
nella nostra piú alta qualità di viventi. Dall'Italia al Marocco, dalla Russia
al Portogallo, dall'Olanda alla Turchia "A passo d'uomo" mette a fuoco non la
terra del viaggio ma lo stile del viaggiatore.
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Indice
9
Prefazione di Elisabetta Rasy
13 Nota del curatore
A passo
d'uomo
Rosa dei
venti
19
La Roma scomparsa
23
La piazza di Gualtieri
26
Il significato
31
Un libro su Procida
34
Ricordo di Elsa Morante
37
Un falchetto arabo
40
Veneziani d'imitazione
Viaggio
breve nei Paesi Bassi
47
Lo Zuiderzee
51 Vedute di Amsterdam
55 Bruges
La Santa
Russia
61 La Piazza Rossa
65 La casa di Lenin
69 Zagorsk
74 Kiev
79 Novgorod
84
L’Ermitage (I)
89
L'Ermitage (II)
95
L'Ermitage (III)
101
Le notti bianche di Leningrado
106
Al Museo Puskin
110
A Leningrado nelle borghesi stanze di Dostoevskij
113
Nel castello di Pietro il Grande
Portogallo
121
Il Giardino botanico
124
Sintra
127
Obidos
130
Nazarè
133
Mafra
136
Coimbra
Al di là
del Canale di Sicilia
143
Cartagine
147
Il Pardo
151
ElDjem
155
Sbei'tla
158
Kairouan
Cirenaica
163
Ancora viva a Cirene l'antica fonte di Apollo
167
Gli enigmatici maiali di Slonta
170
Dolce vita bizantina della giovane Teodora
174
Fra i ruderi di Tolemaide il fiero fantasma di Sinesio
178
Un'affascinante ipotesi sulle «pietre ritte»
Come
tutta una terra murata
183
Il Caffè Mauro
187
Due facce di berbero
191
La luna verde di Fez
195
L'arrivo a Marrakech
198
L'Agdal
201
Il pic-nic
205
Congedo
Turchia
209 L'italiano in Turchia
212 Arrivo a Costantinopoli
216 Il sepolcro di Mida
220 La capitale degli ittiti
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Rassegna stampa:
da "I viaggi di Repubblica", 20 Maggio 2004
Lo sguardo inquieto e profondo di Cesare Brandi
di
Rory Cappelli
Se fosse
stato un fotografo si sarebbe detto che aveva lo “sguardo”. Che
sapeva cioè vedere là dove un altro non avrebbe colto nulla,
immaginare pur senza inventare; sapeva scoprire; sapeva
portare alla luce; riusciva a “togliere” il velo. Le sue
osservazioni, dunque, come riuscitissime fotografie; come cammei
di tempi, di luoghi, di volti, che non sono più ma che tuttavia
mantengono inalterata qualche qualità, in filigrana, che ancora
consente di riconoscerli. Chi si interessa di storia dell’arte
o di restauro conosce Cesare Brandi, che diresse e fondò
l’Istituto centrale del restauro e che insegnò storia dell’arte
nelle università di Palermo e di Roma. Ma chi ha il viaggio
nell’anima, chi dagli spostamenti cerca qualcosa che non sia
solo un inanellare un luogo a un altro, come fanno certi bulimici del timbro sul passaporto (ormai pochi), ha per Cesare
Brandi una vera passione. Ed è stato in Cina accompagnato dal
suo Diario, ha visitato l’Egitto tenendo fede al suo
Verde Nilo, ha sognato l’Iran con Persia mirabile e
incontrato l’Ellade con la sua Grecia antica. In questo
A passo d’uomo che, come spiega il curatore della sua
opera, vuole richiamare l’esatta misura umana: uscito per la
prima volta nel 1970, è finalmente ristampato con alcune
variazioni, alcuni inediti, come il Ricordo di Elisa Morante e
molti articoli apparsi su Il Resto del Carlino e il
Corriere della Sera e mai più pubblicati. E a passo d’uomo,
un po’ incantati, si seguiranno le orme di Brandì, attraverso
Roma e Procida, Amsterdam e Bruges, la Russia della casa di
Lenin e quella di Novgorod e dell’Ermitage, il Portogallo e la
Turchia, godendo di questo andare lento, misurato. Da artista
che ha “lo sguardo”.
Da "La Repubblica", 10 Maggio 2004
Viaggiatore e "visionario"
di
Paolo Fallai
L’articolo che pubblichiamo qui a fianco venne firmato da Cesare
Brandi il 22 gennaio 1958 sul “Resto del Carlino”. Sarebbe
passato poi a collaborare con il “Corriere della Sera” con una
fedeltà interrotta solo dalla sua morte, nel 1988. “La Roma
scomparsa”, questo il titolo dell’articolo, apre la raccolta “A
passo d’uomo” che venne offerta per la prima volta al pubblico
nel 1970 da Valentino Bompiani. Oggi sono gli “Editori Riuniti”
che da tre anni meritoriamente stanno, pubblicando gli scritti e
le straordinarie note di viaggio, di Cesare Brandi - a
riproporre il volume per lo stupore del pubblico. Stupore, sì:
difficile definire altrimenti quello che si prova di fronte alla
freschezza e alla sconvolgente attualità del suo “sguardo”. Di
Cesare Brandi, storico dell’arte, fondatore e direttore per
oltre vent’anni dell’Istituto Centrale del Restauro, si sa quasi
tutto. Del Brandi viaggiatore non si finirebbe mai di saperne
abbastanza. È un “visionario” come scrive Elisabetta Rasy nella
prefazione al libro, ma di una specie del tutto particolare: “A
passo d’uomo” mette a fuoco non la terra del viaggio, ma lo
stile del viaggiatore. I luoghi cambiano per dare forma a una
particolare geografia, la geografia della Bellezza, e a un
particolare paese, il Paese della Visione». E l’andatura quello che
caratterizza lo sguardo, dall’Italia al Marocco dalla Russia al
Portogallo, dall’Olanda alla Turchia. Eppure, scorrendo pagine
che sembrano non avvertire il peso degli anni, quel che finisce per colpire di
più é uno struggente smarrimento. Ci manca l'intelligenza di Cesare Brandi ci manca l’appassionata
difesa del patrimonio culturale italiano, il disprezzo per gli
"affaristi" pronti a svendere la memoria. Ci manca la
semplicità del "professore": nel maggio 1970 Dino Buzzati gli
chiese un giudizio su Paul Klee, le cui opere erano allora
esposte alla Galleria Nazionale d'Arte ‘Moderna. E lui concluse
le poche righe di risposta: "Klee sta là, con i suoi quadrucci
che sembrano porsi un gradino il disegno infantile: ma quel
gradino è alto come l'Everest".
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